Telefono

3756325792

Email

info@cespola.it

“Il buio delle tre”, il nuovo romanzo di Vladimir Di Prima, è una lettura piacevolissima. Attraverso una narrazione scorrevole e la costruzione di immagini vivide, diverte e fa riflettere. È un libro che dovrebbero leggere gli autori emergenti, per prepararsi a entrare nel mercato editoriale italiano, ma anche chiunque creda in un progetto e abbia o voglia trovare il coraggio di portarlo avanti nonostante le difficoltà. È un libro per credere in se stessi ma per non prendersi troppo sul serio.

Racconta la storia di un ragazzo, Pinuccio, che a un certo punto capisce che nella vita vuole fare lo scrittore. Non vuole solo avere successo, vuole averlo scrivendo opere letterarie, che facciano la differenza nella massa, che restino nella storia. In fondo, i veri protagonisti sono la Letteratura e il Mercato, che combattono tutti i giorni, si alternano nelle vittorie e qualche volta firmano trattati di pace. Le disavventure di Pinuccio rappresentano uno spaccato umano e professionale che fotografa un’epoca, che va dalla strage di Bologna di matrice neofascista nel 1980, passando per l’attacco alle Torri Gemelle sino all’attentato alla redazione di Charlie Hebdo, grande Storia che sbiadisce dinnanzi al dramma dell’individuo che vuole semplicemente essere visto, occupare il proprio posto nel mondo. Ma la conquista di questo posto deve fare i conti con un sistema che è regolato da equilibri invisibili, intriso di ideologie e al contempo contraddittorio, che fa venire in mente le parole di Pier Paolo Pasolini quando in un’intervista affermava che il capitalismo è riuscito lì dove ha fallito il fascismo.

Nel romanzo assistiamo alle fatiche dei piccoli editori che stentano a sopravvivere e ai ragionamenti speculativi dei grossi imprenditori, al business delle scuole di scrittura e delle agenzie letterarie, alla danza delle fiere del libro e alle peregrinazioni di Pinuccio presso tutti i personaggi che gravitano attorno a queste realtà. Ed emerge implicito il conflitto tra la scrittura come mestiere, come letteratura, e la necessità di comunicare, di essere compresi da quanti più lettori possibili.

Questo romanzo racconta di una storia vera, e non solo perché è vero quello che viene raccontato, sebbene l’Autore abbia abilmente camuffato l’identità dei personaggi, ma soprattutto perché è vero Pinuccio, che è rappresentato in modo onesto, senza facili vittimismi. Di lui emerge anche il lato oscuro: la superbia, la convinzione di essere un genio incompreso; l’invidia a ogni successo di un giovane esordiente; la rabbia. Eppure, Pinuccio è anche la tenacia e la fiducia in se stessi. È uno che cade e si rialza, che non molla. Nonostante le delusioni, gli inganni, il disinteresse, lo scoraggiamento. È grande, inoltre, la lezione di umiltà. Il protagonista arriva a interrogarsi sul valore della letteratura, che forse in fondo è un grande surrogato, “un luogo inventato dagli uomini come lui per rendere più sopportabile un’esistenza che sin dal primo pianto li aveva messi in una condizione di drammatica estraneità”. E allora lo scrittore si chiede quanto è sacrificabile la propria vita in virtù della letteratura e allo stesso tempo non può dimenticare che la letteratura ha bisogno della vita, perché non solo non potrebbe parlare di nulla ma non servirebbe nemmeno a nulla. All’umiltà viene ridotto il protagonista quando la pretesa di perfezione, nella scrittura e con le donne, si scontra con la realtà e rivela il suo potenziale di gabbia.

È con senno di poi che si dà nuovo significato all’oggetto libro che compare nell’antefatto: il dono dello zio sopravvissuto nelle mani del padre si fa presenza, elemento di vita stagliato contro la morte, possibilità di scrivere e riscrivere la storia, controllo, scelta, ogni volta che la ferita dell’altro risveglia la ferita dentro di sé rinnegata. Il “buio delle tre” è la dimensione dell’esplorazione raminga fuori e dentro di sé, di chi non vede a causa del buio, lo sconforto, ma anche il punto più basso della ruota da cui si può solo risalire, all’albeggiare, alla luce che via via sopraggiunge dopo il buio, sia culturalmente, come società, sia nella storia personale di ciascuno di noi.

Articoli consigliati

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *